NANDA DEVI TREK

Questo viaggio, prima della partenza, profumava di freddo, fatica e grande spirito di adattamento; allora perché lo avevo scelto tra tanti? Beh, perché si trattava pur sempre di un gradevole profumo, ancora una volta provavo un’irresistibile voglia di mettermi alla prova, di vedere dove potevo arrivare e comprendere il significato del mettersi in cammino.

Così ho preparato la valigia e il 20 aprile 2018 mi sono incontrata a Istanbul con i miei quattro compagni di viaggio!

In India non ero mai stata prima, che sorpresa venire a contatto con una realtà così diversa dalla mia! Ancora sorrido al pensiero delle vacche sedute in mezzo alle strade più trafficate, al modo di guidare e di suonare continuamente il clacson della gente, ai cibi piccantissimi e speziati che mi facevano tossire; oppure ripenso ai vivaci colori dei vestiti svolazzanti delle donne, alle abluzioni nel fiume Gange, alle loro fantasiose divinità.

Con mia grande gioia ci allontaniamo presto dalle caotiche cittadine, per raggiungere il nord e le montagne. La nostra guida Sanje ci suggerisce fin dal primo giorno di camminare “pass by pass”, cioè lentamente; lui si riferisce all’alta quota, ovviamente, che ci toglie il respiro; dentro di me penso invece che questo trekking mi dà fin dall’inizio qualche suggerimento di vita … un passo alla volta! E in ogni momento non sono sola, alzo lo sguardo e vedo qualcuno davanti a me, col mio stesso fardello, qualcuno mi aspetta, qualcuno a tratti cammina al mio fianco.

Gran parte del trekking si è svolto in zone boschive, punteggiate di alberi di rododendro colmi di fiori rossi , bianchi o rosa, distese di peonie bianche, mazzetti di primule o di iris; o in grandi vallate verdi coltivate a terrazze e cosparse di villaggi. Ogni pomeriggio, al nostro arrivo a destinazione, come regalo finale della giornata, la tenda si trovava in un posto splendido!

Come è stato bello l’incontro con la gente, coi bambini che ci chiedevano “tofi” (ovvero caramelle), con le donne sorridenti sempre disposte a fermarsi e a salutarci congiungendo le mani e dicendo “namastè”. Ogni volta che ho guardato queste persone non ho mai trovato in loro diffidenza, ogni volta che ho scrutato la loro semplicità mi sono chiesta qual è, a dispetto di tanta povertà, il segreto della loro felicità.

Per noi è stato un grosso colpo di fortuna poter assistere a un matrimonio, far parte del banchetto di nozze, essere gli ospiti d’onore, ballare con loro, fotografare la giovane sposa col suo grazioso abito giallo e rosso ed infine … ricevere persino un dono per la nostra partecipazione.

E così si è snodato, giorno dopo giorno, il nostro viaggio, fino a quando abbiamo raggiunto Kuari Pass, iniziando a vedere le montagne innevate della catena Himalayana.

Sanje ci aveva promesso che l’ultima sera ci saremmo accampati in un punto da cui poter ammirare il Nanda Devi, la montagna più desiderata di tutta la vacanza; purtroppo quel pomeriggio il cielo è stato coperto e siamo andati a dormire un po’ delusi.

La mattina dopo, quando mi sono svegliata, ho preparato le mie cose dentro la tenda, senza aver il coraggio di aprire la cerniera e vedere fuori, ho temuto ancora ci fossero le nuvole; e invece ci siamo trovati a fare colazione su una meravigliosa terrazza: un prato verde, i nostri muli che brucavano e … uno spettacolo meraviglioso sui monti innevati (Nanda Devi compreso)! Il sentiero quel giorno è stato spettacolare, abbiamo potuto ammirare le montagne per tutto il tempo ed è stato un bel modo di dire addio a quei posti.

Torno a casa con il ricordo della mia compagna di tenda che mi dice che quando tornerà a Roma non sarà più la stessa, con le braccia bruciate dal sole, con un foulard regalatomi durante un matrimonio, tanti sorrisi impressi nella mente, e soprattutto con la consapevolezza che ogni viaggio è sia fuori che dentro di noi! Ah, dimenticavo … ho rubato un po’ di felicità!!!

 

Sofia Galvani

 

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