Bahia: Pensieri in viaggio

Anche questo viaggio sta finendo, lo zaino è di nuovo chiuso e sono pronta per tornare. Mi porto negli occhi e nel cuore la sensazione di libertà trovata negli spazi immensi che ci sono qua, i chilometri percorsi, le spiagge che sembrano infinite, le palme, il mare caldo e il vento fresco, i colori del centro storico di Bahia, i sapori della cucina, i suoni del carnevale sfrenato, i sorrisi, l’allegria della gente incontrata in viaggio e la certezza, una volta ancora, che ho un’anima vagabonda che appartiene al mondo e non può vivere solo confinata in 4 pareti.
Non potevo andarmene da Bahia, però,senza essere passata ( carnevale permettendo che qui è veramente una cosa seria!) nella casa dello scrittore Jorge Amado.
Ha vissuto in questa casa,nel quartiere di Rio Vermelho, fino alla morte e ha scritto qui la maggior parte dei suoi romanzi. Le sue ceneri sono state cosparse nel giardino della casa e la sua anima è certamente ancora qui.
La prima volta che ho sentito parlare di Bahia e’ stato proprio leggendo Jorge Amado. Era il luglio del 1992 , il 17 luglio, avevo 17 anni ed ero a casa ad Ancona da mio nonno materno. Sarei dovuta partire,pochi giorni dopo,per l’Argentina per uno scambio studentesco che aspettavo da mesi ( ed era ancora un momento nella mia vita in cui il tempo passava lentissimo!) ma, colpo di scena,varicella in forma violenta!
Viaggio in forse, caldo terrificante, prurito pazzesco ed io che ero veramente una iena! Mia mamma, oltre al talco mentolato e alle immunoglobuline trovate da papà per combattere la varicella, mi aveva portato 2 libri di Jorge Amado dicendomi, forse per consolarmi,
” leggi ,distraiti…non sarà l’Argentina ma è’ sempre Sudamerica !”
I romanzi erano “Dona Flor e i suoi due mariti” e, appunto, “Bahia” una guida sui generis e una inequivocabile dichiarazione d’amore dello scrittore alla Sua città.
Mamma aveva ragione,le pagine scorrevano veloci e, mentre in Tv passavano le immagini della strage di via D’Amelio, con la mente fuggivo via dalla bruttura umana e arrivavo nelle piazze e nelle strette vie del pelhourinho, sulle banchine del porto e sulle terrazze della città a contemplare la “Bahia de todos Los Santos” .
Mi aggiravo tra le navi, vedevo i pescatori, gli schiavi arrivati dall’Africa, i nobili, i politici quasi sempre corrotti e i giovani scrittori bohémienne. Mi immaginavo di poter conoscere i misteri e l’arte del cadomble’ e che avrei imparato a rispettare gli orixa’ tra miti, leggende e storie vere.
La leggenda narra che i viaggiatori arrivati a Bahia debbano offrire, ad esempio, cachaca ad Exu’, Orixa’ del movimento, rovesciando qualche goccia a terra prima di bere per ottenere dalla divinità benevolenza e protezione…beh ora io l’ho fatto!
Bahia ,un’ angolo di Africa in piena America Latina, che mi racconta ,oggi come allora, la bellezza di una società multietnica capace di coniugare passato e presente nel rispetto delle singole culture.
Quello di allora e’ stato un bellissimo viaggio immaginario quello di oggi, a distanza di più di 25 anni, è’ stato un meraviglioso viaggio reale!
Jorge Amado scriveva ” se ami l’umanità e desideri vedere Bahia con occhi di amore e comprensione allora sarò la tua guida…Vieni Bahia ti aspetta”
Grazie Jorge sei stato il migliore di sempre!

 

Coord. Chiara Dughera

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